Torna alla Home Page
Rivelazioni.com su Facebook  
HOME PAGE > LIBRI-FILM-MUSICA > DA LEGGERE ONLINE > IL PAESE DEI CIECHI 03
INDICE:
pagina 1
pagina 2
pagina 3
pagina 4
pagina 5
pagina 6
Storie di fantasia
e di fantascienza

di Herbert G. Wells

La coprivano, in massima parte, lussureggianti prati verdi, costellati in abbondanza di bei fiori, accuratamente irrigati, che mostravano chiaramente di venire falciati appezzamento per appezzamento.

Molto in alto un muro circondava la valle come un anello, che accompagnava tutto intorno una specie di acquedotto, da cui venivano i rivoletti d'acqua che alimentavano la vegetazione dei prati; e più in alto ancora, sui pendii, greggi di lama brucavano l'erba rada.

Qua e là si vedevano, addossate al muro di cinta, certe tettoie che dovevano servire da riparo, forse da stalla, ai lama. Le acque di irrigazione affluivano tutte a un canale principale, che scendeva per il mezzo della valle, arginato su entrambi i lati, da un muricciolo alto fino al petto. Tutto ciò conferiva, a quel luogo isolato, un'aria singolarmente cittadina, aria che risultava accentuata dal fatto che vari sentieri, pavimentati di pietre nere e bianche, tutti fiancheggiati da un curioso cordone, come di marciapiede, si diramavano ordinatamente nelle diverse direzioni.

Nel villaggio al centro, le case erano molto dissimili da quelle agglomerazioni casuali, alla rinfusa, proprie ai villaggi di montagna ch'egli conosceva; erano allineate senza interruzioni, dalle due parti, lungo una strada centrale di una pulizia stupefacente; nelle facciate, lisce e a più colori, qua e là s'apriva una porta, ma non una sola finestra.

Erano variegate con straordinaria irregolarità, intonacate con una materia qua grigia, lì giallastra, altrove color dell'ardesia oppure marrone scuro. Proprio la vista di quell'intonaco pazzesco fece venire in mente per la prima volta, all'esploratore, la parola "cieco". Pensò: "Il brav'uomo che ha fatto una cosa simile doveva essere cieco come una talpa".

Si calò da un punto scosceso, e giunse così al muro e al canale che circondavano la valle; vi giunse là dove il secondo riversava il sovrappiù nelle profondità della gola, formando una cascata con un filo d'acqua, sottile e ondeggiante. Egli ora vedeva lontano, nei prati, alcuni uomini e donne che si riposavano su mucchi di fieno, come se facessero la siesta; nei pressi del paese, alcuni bambini sdraiati; e infine, più vicini a lui, tre uomini che, con gioghi d'acquaiolo, portavano secchi percorrendo un sentiero che andava dal muro di cinta verso le case.

Questi ultimi indossavano abiti di stoffa fatta con il pelo di lama, scarpe e cinture di cuoio, berretti di stoffa con lembi che coprivano le orecchie e la nuca. Procedevano l'uno dietro l'altro, in fila indiana, camminando adagio e sbadigliando nel camminare, come chi abbia passato la notte in piedi.

Il loro comportamento aveva un'aria rassicurante di prosperità, di rispettabilità e perciò Nunez, dopo un attimo di esitazione, si fece avanti, mettendosi in vista come meglio poteva sulla sua roccia, ed emise un potente grido di richiamo che echeggiò per tutta la valle. I tre uomini si fermarono, e mossero il capo, come guardandosi attorno. Girarono il viso di qua e di là, e Nunez gesticolò a tutto andare. Ma, con tutto il suo agitar di braccia, non parvero vederlo, e dopo un poco, rivolti verso le montagne sulla destra, gridarono come per rispondere.

Nunez cacciò fuori un altro urlaccio, e allora, nuovamente, nel fare i suoi inutili gesti, la parola "cieco" s'impose alla sua mente. "Quegli sciocchi devono essere ciechi", si disse. Alla fine Nunez, essendosi sgolato e arrabbiato più che a sufficienza, attraversò l'acqua su un ponticello, passò da una porta nel muro, si avvicinò a quegli uomini. Ebbe allora la certezza ch'erano ciechi. Fu certo che quello era il paese dei ciechi di cui parlavano le leggende. Questa convinzione lo riempì di un senso di grande, di invidiabile avventura. I tre si tenevano vicini l'uno all'altro, e rivolgevano verso di lui non gli occhi, ma l'orecchio, giudicandolo attraverso il rumore non familiare dei suoi passi. Stavano stretti, come un poco impauriti, ed egli vide che avevano le palpebre chiuse e affossate, come se le pupille si fossero rattrappite fino a scomparire.

Avevano in viso un'espressione quasi di sbigottimento. "Un uomo", diceva l'uno, parlando uno spagnolo quasi irriconoscibile; "E' un uomo, un uomo o uno spirito, quello che scende dalle rocce". Ma Nunez avanzava col passo fiducioso del giovane che va incontro alla vita. Si era rammentato di tutte quelle antiche storie sulla valle perduta e sul paese dei ciechi, e come un ritornello gli girava e rigirava per la mente un vecchio proverbio: "Tra i ciechi l'orbo d'un occhio è re, tra i ciechi l'orbo d'un occhio è re".

Li salutò con molta cortesia. E usava gli occhi, mentre parlava. Uno chiese: "Fratello Pedro, di dove arriva?", "E' uscito e sceso dalle rocce". "Vengo da oltre i monti", disse Nunez, "Sono uscito dal paese che sta di là, un paese dove gli uomini vedono. Dai pressi di Bogota, dove abitano centinaia di migliaia di persone e la città si estende fuor di vista. "Vista?", mormorò Pedro, "Vista?", "E' uscito dalle rocce", disse il secondo cieco. Nunez vide che la stoffa dei loro cappotti era cucita in modo curioso, con punti di un tipo diverso dall'uno all'altro.

Lo fecero sobbalzare compiendo simultaneamente un movimento verso di lui, a mano protesa. Egli arretrò, dinanzi all'avanzata di quelle dita aperte. "Vieni qua", disse il terzo cieco, accompagnando il suo movimento e agguantandolo bellamente.

Tennero Nunez e lo tastarono, senza dir altro.
"Piano!", esclamò egli, avendo un dito in un occhio. E capì che costoro ritenevano in lui una stranezza, quell'organo dalle palpebre che sbattevano. Insistettero ancora a tastarlo.
"Una strana creatura, Correa", disse colui che chiamavano Pedro, "senti un po' che pelo ruvido ha. Come quello del lama".
"E' rude come le rocce che l'hanno partorito", disse Correa, esplorando il mento non rasato di Nunez, con mano morbida e leggermente umida. "Forse si raffinerà".

Nunez, sotto quel contatto indagatore, si dibatteva un poco, ma essi lo tenevano saldamente.
"Piano!", ripetè.
"Parla", disse il terzo,
"è certamente un uomo".
"Uh!", fece Pedro, sentendo com'era grossolano il suo cappotto.
"E così, sei venuto al mondo?", chiese Pedro.
"Dal mondo! Di là da montagne e ghiacciai; proprio da là, oltre quel punto, a metà strada dal sole. Vengo dal mondo grande e vasto, che scende giù, per dodici giorni di cammino, fino al mare".
Non sembravano quasi dargli retta.
"I nostri antenati dicevano che gli uomini possono essere creati dalle forze della natura", disse Correa, "Dal calore delle cose, e dall'umidità, e dall'imputridimento... dall'imputridimento." "Portiamolo dagli anziani", disse Pedro. "Ma prima manda un grido", disse Correa, "che i bambini non abbiano a spaventarsi. Questo è un caso portentoso". Infatti gridarono, e Pedro si avviò per primo, prendendo Nunez per mano con l'intenzione di guidarlo verso le case.

Egli tirò via la mano: "Io ci vedo", disse. "Vedi?", disse Correa. "Vedo, sì", disse Nunez voltandosi verso di lui e inciampando, così, nel secchio di Pedro. "Ha i sensi ancora imperfetti", disse il terzo cieco, "inciampa, dice parola senza significato. Conducilo per mano". "Come volete", disse Nunez, e si lasciò condurre, ridendo. La vista, quelli, parevano non sapere neanche cosa fosse. Ebbene, glielo avrebbe insegnato lui, a tempo e luogo. Udì gente gridare, e vide che parecchie figure si stavano assembrando sulla via che passava in mezzo al villaggio.

Egli si rese conto che gli ci voleva più coraggio e pazienza del previsto, per quella prima presa di contatto con la popolazione del paese dei ciechi. Da vicino, il villaggio pareva più vasto, e quegli intonaci parevano più bizzarri; inoltre una folla di bambini, di donne (notò con piacere che donne e ragazze, o almeno alcune tra loro, avevano volti assai avvenenti, a dispetto degli occhi chiusi e affossati), li circondò, attaccandosi a lui, toccandolo con mani morbide e sensibili, fiutandolo, ascoltando ogni parola che pronunciava. C'erano tuttavia fanciulle e bambini che si tenevano alla larga, come impauriti, e infatti la sua voce suonava aspra e volgare a paragone delle loro intonazioni più sommesse.

Fu presto d'assalto. Le sue tre guide gli si tenevano appiccicate addosso, con una certa aria di proprietà, continuando a ripetere: "Un selvaggio uscito dalle rocce". "Da Bogota", diceva lui, "Bogota, di là dalla cima dei monti". "Un selvaggio, che adopera parole selvagge", disse Pedro, "l'avete sentito? Bogota. Non ha ancora l'intelletto sviluppato. Possiede solo rudimenti del linguaggio". Un bambinetto gli diede un pizzicotto sulla mano. "Bogota!", fece, dandogli la baia. "Proprio così! Una città, mentre il vostro è un villaggio. Vengo dal grande mondo. Dove gli uomini hanno occhi per vedere". "Si chiama Bogota", dicevano quelli. "Ha inciampato", disse Correa, "ha inciampato due volte, nel venire qua". "Portatelo dagli anziani".

E ad un tratto, con uno spintone, gli fecero infilare una porta. Nella stanza c'era buio pesto, tranne in fondo, un tenue bagliore di fuoco acceso; la folla accalcandosi alle sue spalle lasciava filtrare da fuori appena un barlume del giorno. Sullo slancio, prima di riuscire a fermarsi, egli cadde lungo disteso oltre i piedi di un uomo seduto; nel cadere allungando di scatto un braccio, ne colpì in viso un altro, sentì il contatto di molli lineamenti, udì un grido di collera, e per un momento si dibattè nella morsa di parecchie mani.
Lotta impari. Ma, in un lampo d'intuizione, si rese conto di come stavano le cose e rimase immobile. "Sono caduto", spiegò, "In questo buio pesto non vedevo niente". Cadde un silenzio, come se le persone che lo attorniavano cercassero di capire le sue parole. Poi la voce di Correa disse: "E' formato da poco. Quando cammina inciampa. Quando parla, mescola parole che non vogliono dire nulla". Anche altri espressero sul suo conto i loro pareri, ch'egli udì o capì imperfettamente. "Posso mettermi a sedere?", chiese in un intervallo di silenzio, "Non mi agiterò più contro di voi". Dopo essersi consultati, gli permisero di alzarsi.

La voce di un vecchio cominciò a interrogarlo, e Nunez fu costretto a cercar di spiegare il vasto mondo dal quale era piombato giù, il cielo, i monti, la vista e simili prodigi, a quegli anziani che sedevano immersi nelle tenebre, nel paese dei ciechi. Ma non capivano, non credevano a quello che diceva; e questo non se l'era davvero aspettato. Non riuscivano a capire molte sue parole.

Erano ciechi da quattordici generazioni, completamente segregati dal mondo dotato di vista, e il nome di ogni cosa attinente al senso ottico si era cancellato o trasformato, la storia del mondo esterno si era cancellata, trasformata in una fiaba, ed essi avevano perso ogni interesse per tutto ciò che stava al di là dei pendii rocciosi, incombenti sul loro muro di cinta.

Erano sorti, tra loro, ciechi geniali, che avevano messo in discussione gli ultimi brandelli delle credenze e delle tradizioni di un tempo in cui possedevano ancora la vista, negandole come vane bubbole e sostituendole con altre e più assennate spiegazioni.

Buona parte della loro immaginazione si era disseccata come i loro occhi, ed essi si erano procurati altre immaginazioni in base alla sensibilità sempre maggiore delle loro orecchie e dei loro polpastrelli. Pian piano, Nunez finì con il rendersene conto.

Capì che, contrariamente alle sue speranze non avrebbe ottenuto stupore e reverenza per la sua origine e le sue facoltà; e dopo che costoro ebbero mostrato di non tenere in nessuna considerazione i suoi miseri sforzi di spiegar loro la vista, considerandoli balbettamenti di un essere appena formato che descrive come portenti le sue sensazioni slegate, egli si rassegnò, un poco mortificato, ad ascoltare le loro istituzioni.

continua a pagina 4 -->

 






SEND THIS ECARD









POTREBBERO PIACERTI ANCHE QUESTI




CERCA SU RIVELAZIONI



TRANSLATE IN YOUR LANGUAGE




I + DIVERTENTI

VIDEO RIVELAZIONI
Selezione accuratissima dei migliori video che divertono e stupiscono in tutto il mondo

CARTOLINE ANIMATE
Manda una divertente cartolina animata e musicale per ogni occasione!

IMMAGINI CURIOSE
La più grande raccolta delle foto più spettacolari e incredibili.

IMMAGINI ANIMATE
Più di 10.000 immagini tra le più belle e divertenti di tutto il web!

GIOCHI
Selezione dei migliori giochi da giocare online.

TROPPO FORTE BELLA QUESTA
Uno spazio esilarante pieno di storielle divertenti!!

I + INTERESSANTI

VIAGGI E DESTINAZIONI
Selezione dei luoghi più unici, inusuali, spettacolari, magici e misteriosi, in tutto il mondo

RIFLESSIONI
Una rubrica che fa riflettere, caldamente consigliata.

AFORISMI E CITAZIONI
Un archivio immenso di parole e frasi utili per ogni occasione

PERSONAGGI
I personaggi Rivelazioni nostri amici

LUNGOMETRAGGI
Animazioni spettacolari, tutte da vedere rigorosamente online.

TEST RIVELAZIONI
I test più divertenti, seri e semiseri, da fare da soli o in compagnia

I + UTILI

OROSCOPO
Oroscopo aggiornato ogni giorno

WEBCAM
Osserva in tempo reale i luoghi più interessanti di Italia e del mondo.

RIMANERE GIOVANI
Consigli pratici su come rimanere in forma e sempre giovani, Virtual Trainer e tanto altro

I QUOTIDIANI DI OGGI
Tutti i link ai principali quotidiani nazionali e locali

CORSI ONLINE GRATIS
Raccolta dei migliori video-corsi gratis presenti su Internet

I + DELIRANTI

DELIRI SPAVENTOSI
Manda uno scherzo ai tuoi amici, si divertiranno un sacco!

DELIRI UTILI
Raccolta di animazioni, giochi e programmi utili e divertenti

DELIRI INUTILI
L'apoteosi dell'inutilità la trovi solo su Rivelazioni.com

DELIRI MAGICI
Divertenti illusioni e magie per stupirti e stupire i tuoi amici.

DELIRI MISTERIOSI
Cose strane dal mondo...

NON CI POSSO CREDERE
Le stranezze più incredibili del mondo