È in Italia il più misterioso Parco dei Mostri al mondo

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In un piccolo borgo nei pressi di Viterbo, nel Lazio, esiste un posto unico nel suo genere, il Sacro Bosco di Bomarzo.

Statue enigmatiche che rappresentano forse le tappe di un itinerario di matrice alchemica. Il cosiddetto Parco dei Mostri , Sacro Bosco di Bomarzo o villa delle meraviglie, in provincia di Viterbo, è un complesso monumentale situato alle pendici di un vero e proprio anfiteatro naturale.

L’idea di questo parco davvero insolito, mistico, grottesco e fiabesco nello stesso tempo, fu del principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino Orsini che, avvalendosi dell’aiuto dell’architetto e antiquario Pirro Ligorio, diede vita a questo parco insolito e del tutto diverso dai giardini all’italiana che all’epoca andavano per la maggiore.

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Visitare questo parco regala un’emozione unica, quasi mistica; immaginate un boschetto di conifere, cespugli e latifoglie che si estende per 3 ettari e, mentre lo percorrete guardandovi attorno curiosi, immaginate di scoprire, scolpite nei massi di peperino che affiorano numerosi dal terreno o realizzate in basalto, enigmatiche e insolite sculture di mostri, draghi, soggetti mitologici e animali esotici, oltre che strutture architettoniche irrazionali, obelischi, fontane e sedili ricchi di incisioni con motti e iscrizioni.

Il sacro bosco di Bomarzo è un luogo unico, irregolare e illogico in cui avventurarsi con il cuore che batte e da scoprire passo a passo.
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Non sappiamo perché il parco venne costruito e quale fosse il suo scopo.

Non sappiamo nemmeno perché la disposizione delle sculture, apparentemente casuale e irregolare, fosse stata pensata in un certo modo. Anche i criteri iconologici, la non congruenza di proporzioni, di prospettiva e il legame tra i diversi elementi e simboli che ricorrono nel parco restano ancora un mistero aperto per gli studiosi appassionati. Non sappiamo di per certo nemmeno chi realizzò le sculture grottesche e affascinanti che si celano tra i cespugli del parco anche se gli studiosi ritengono probabile si tratti di Simone Moschino. Sappiamo invece che Orsini dedicò il parco a sua moglie Giulia Farnese.

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Tante domande ancora senza risposta avvolgono questo parco meraviglioso e contribuiscono ad accrescere l’aura di mistero che lo circonda.

Nel corso degli anni tante ipotesi sono state formulate: si è pensato ad esempio che il bosco fosse un percorso iniziatico personale oppure un viaggio per tornare alla natura o ancora un percorso nel proprio io, alla scoperta dei propri demoni, dell’irrazionalità e delle paure ancestrali; di nessuna delle numerose ipotesi formulate si è però mai avuta conferma.Schermata-2016-02-09-alle-10.23.31

Chi visita il parco è stranito e atterrito, non sa cosa aspettarsi e cosa si possa celare dietro ogni angolo.

Il percorso è ricco di sorprese e, addentrandosi nel parco, il visitatore si trova immerso in un mondo fantastico, popolato da figure di ogni tipo e dimensione che a volte incutono timore e altre volte lasciano letteralmente a bocca aperta.

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Ad esempio l’orco, simbolo del parco stesso, è la scultura enorme e inquietante di un volto spaventoso.

L’orco ha la bocca spalancata ed è possibile entrarvi all’interno, dove si scopre una camera scavata nel tufo nella quale le voci dei visitatori risultano amplificare e distorte in modo inquietante.

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La casetta pendente è un’attrazione insolita e particolare: si tratta di un piccolo edificio appunto pendente perché volutamente costruito su un masso inclinato.

L’interno è visitabile ed è realizzato per lasciare sconcertato il visitatore poiché risulta invece pendente in senso opposto. Chi si addentra a visitare l’interno della casetta perde i propri punti di riferimento e di equilibro e ne esce con un senso di smarrimento e anche di mal di testa.

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Anche il noto regista e sceneggiatore Michelangelo Antonioni rimase affascinato da questo luogo magico, dedicandogli nel 1950 il documentario “La villa dei mostri”.

Non resta dunque che visitare di persona questo luogo unico nel suo genere, affascinante, mistico e grottesco, che si oppone alle regole razionali e a quelle architettoniche, lasciando ad ogni visitatore la possibilità di vivere e interpretare il percorso a seconda delle proprie sensazioni e dei sentimenti che la visione di queste sculture e costruzioni suscita.