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Il baciatore di Panda: e’ un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.

Sappiate che al mondo ci sono persone pagate per coccolare e baciare cuccioli di panda gigante: accade in Cina, la patria dei simpatici quadrupedi simbolo del WWF (comunque in natura vanno trattati con riguardo e rispetto, visto che sono degli orsi) che da ormai decenni sta portando avanti politiche di tutela per questi  a rischio estinzione. Non si tratta affatto di uno scherzo, è tutto vero: già dal 2014 il Giant Panda Protection Center di Ya’an, nella Repubblica Popolare Cinese, tiene costantemente aperte le selezioni per “coccolatrici di panda”, un lavoro da svolgere 365 giorni l’anno.

Il panda si nutre di germogli di bambù, piante che muoiono dopo la fioritura: nel suo habitat ne esistono numerose specie e ciò impedisce che esse fioriscano e muoiano simultaneamente; invece, nelle zone contaminate dall’intervento umano rimangono spesso pochi tipi di bambù (a volte addirittura uno solo). Nel 1975, essendosi sfortunatamente verificata una fioritura contemporanea di tutte le specie di bambù rimaste, i panda restarono privi di cibo e furono decimati. Nel corso della sua evoluzione il panda aveva sviluppato la capacità di far fronte alle periodiche morie di piante percorrendo lunghe distanze in cerca di nuove foreste – migrazioni che servivano anche a evitare che esemplari di uno stesso gruppo si accoppiassero fra loro. Tuttavia, da quando l’habitat del panda è stato sottoposto a processi di degrado e deforestazione, questa possibilità di rifugiarsi in altre foreste in cui trovare nuovo cibo e accoppiarsi è venuta a mancare.

Il primo panda nato in cattività, una femmina chiamata Ming-Ming nacque il 9 settembre 1963 nello zoo di Pechino. Nel 1978 nello stesso zoo venne alla luce Yaun Jing, il primo piccolo di panda frutto di un’inseminazione artificiale. Nonostante questi iniziali successi, soltanto tre zoo al di fuori della Cina – Madrid, Città del Messico e Tokyo – sono riusciti a far nascere panda, e il livello di nascite resta scarso persino in Cina. Fino al 1992 lo zoo di Pechino ha fatto nascere 30 panda, ma in Cina soltanto il 5% dell’intera popolazione in cattività è frutto dell’inseminazione artificiale. La creazione di centri di produzione in zone dove i panda si recano naturalmente è un passo positivo verso l’aumento delle nascite. Anche se privo di fondi, il centro di Wolong, situato sulle montagne della provincia occidentale di Sichuan, è un esempio ideale: qui, per lo meno, i panda vivono in un luogo che ricorda il loro ambiente naturale.

Se questa creatura tanto amata, non sparirà per sempre, sarà grazie alla protezione che gli zoo hanno amabilmente svolto in questi anni per facilitarne la riproduzione.

 

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