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LA PRIMAVERA NON LO SAPEVA

Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più.

Ma la primavera non sapeva nulla.
Ed i fiori continuavano a sbocciare
Ed il sole a splendere
E tornavano le rondini
E il cielo si colorava di rosa e di blu
La mattina si impastava il pane e si infornavano i ciambelloni
Diventava buio sempre più tardi e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse
Era l’11 marzo 2020 i ragazzi studiavano connessi a discord
E nel pomeriggio immancabile l’appuntamento a tressette
Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa
Dopo poco chiusero tutto
Anche gli uffici
L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini
Perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali
E la gente si ammalava
Ma la primavera non lo sapeva e le gemme continuavano ad uscire
Era l’11 marzo del 2020 tutti furono messi in quarantena obbligatoria
I nonni le famiglie e anche i giovani
Allora la paura diventò reale
E le giornate sembravano tutte uguali
Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire
Si riscoprì il piacere di mangiare tutti insieme
Di scrivere lasciando libera l’immaginazione
Di leggere volando con la fantasia
Ci fu chi imparò una nuova lingua
Chi si mise a studiare e chi riprese l’ultimo esame che mancava alla tesi
Chi capì di amare davvero  separato dalla
vita
Chi smise di scendere a patti con l’ignoranza
Chi chiuse l’ufficio e aprì un’osteria con solo otto coperti
Chi lasciò la fidanzata per urlare al mondo l’amore  per il suo migliore amico
Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno
Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri
L’anno in cui il mondo sembrò fermarsi
E l’economia andare a picco
Ma la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti
E poi arrivò il giorno della liberazione
Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita
E che il virus aveva perso
Che gli italiani tutti insieme avevano vinto
E allora uscimmo per strada
Con le lacrime agli occhi
Senza mascherine e guanti
Abbracciando il nostro vicino
Come fosse nostro fratello
E fu allora che arrivò l’estate
Perché la primavera non lo sapeva
Ed aveva continuato ad esserci
Nonostante tutto
Nonostante il virus
Nonostante la paura
Nonostante la morte
Perché la primavera non lo sapeva
Ed insegnò a tutti
La forza della vita.
..
(Irene Vella)

Animazioni TOP

PIPER, il bellissimo corto della Pixar che ci insegna a guardare le cose da un’altra prospettiva

Piper racconta la storia di un piccolo adorabile Piovanello alle prese con le prime difficoltà della vita. Invitato da sua mamma ad avvicinarsi all’oceano, Piper non ha alcun timore e si incammina tranquillo verso la riva incurante della potenza dirompente di quelle onde che da lì a poco lo avrebbero travolto e spaventato. A chi non è capitato da bambino di essere spaventati dalla forza del mare? Per Piper la questione si chiude lì: impossibile per lui pensare anche solo all’ipotesi di provare a riavvicinarsi al mare.

Ma, come spesso accade, arriva un momento in cui la vita ti pone di fronte a una scelta con sfide e paure che vanno inevitabilmente affrontate. E se al pressante richiamo della fame si aggiunge anche la curiosità e il desiderio di scoperta, ecco arrivato per Piper il momento di mettere da parte qualsiasi timore per provare a superare quelli gli apparenti ostacoli insormontabili. È così la paura si fa da parte e la scoperta si fa magica.

Curato nei minimi dettagli, Piper non ha bisogno di inutili frasi o dialoghi per comunicare la bellezza di una storia in grado di parlare sono attraverso il potere di immagini spettacolari. Basta fermarsi a guardare con attenzione a come gli autori siano riusciti a delineare le differenti sfumature di colore della sabbia, con tonalità che variano dall’arancione al marrone e al bianco, o quelle del mare che appare talmente reale da suscitare stupore.

C’è sempre qualcosa di magico nei cortometraggi della Pixar. Non solo la cura nei dettagli, la delicatezza dei disegni e i colori, ma soprattutto la potenza di storie in grado di emozionare grandi e piccini. Un’animazione splendida creato da Alan Barillaro con le meravigliose musiche di Adrian Belew, storico membro dei King Crimson.

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Arte a Architettura TOP

Artista francese trasforma noiosi edifici in colorate scene piene di vita

L’artista francese, Patrick Commecy, dipinge murales a partire dagli anni Settanta insieme al suo team di muralisti chiamato la “City of Creation”. Quest’artista crea una forma impressionante di Street Art, ovvero, trasforma pittoricamente le facciate noiose e monotone in scene vivaci e piene di vita. La sua pittura iper-realista si esprime dipingendo balconi, finestre, piastrelle simili talmente simili a quelle reali da sembrare vere, incorpora spesso figure di personaggi famosi ed influenti della storia della città nella quale il murales è realizzato.
Questi murales sono incredibili, sembra tutto così reale che è fonte di confusione sul momento tanto è complicato al primo impatto capire la differenza tra un vero albero e un albero dipinto; oppure se le caffetterie, le pasticcerie o i parchi giochi esistono davvero.
Qui di seguito alcuni suoi lavori “prima” e il “dopo” sulle facciate di edifici in Francia:

1. PRIMA E DOPO

2. PRIMA E DOPO

3. PRIMA E DOPO

4. PRIMA E DOPO

5. PRIMA E DOPO

6. PRIMA E DOPO

7. PRIMA E DOPO

8. PRIMA E DOPO

9. PRIMA E DOPO

10. PRIMA E DOPO

11. PRIMA E DOPO

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Riflessioni TOP

Perché le persone intelligenti hanno pochi amici? Leggi cosa dice la scienza.

Le persone intelligenti hanno pochi amici: più alto è il quoziente intellettivo, minore sembra essere il bisogno umano di interagire intimamente con gli altri
Le persone intelligenti hanno pochi amici ed alcuni scienziati hanno cercato di spiegarne la ragione. Sicuramente è necessario avere degli amici su cui contare e la comunicazione costante ha i suoi vantaggi, ma i ricercatori hanno cercato di rispondere alla seguente domanda: bisogna veramente avere degli amici per essere felici e pienamente soddisfatti della propria vita? A questo scopo, hanno effettuato uno studio su 15.000 persone di età compresa tra i 18 e i 28 anni; ragazzi e ragazze che vivono in luoghi con diversa densità di popolazione e che comunicano con i loro amici con frequenze diverse.

Gli psicologi evoluzionisti Satoshi Kanazawa della London School of Economics e Norman Lee dell’Università di Singapore, dopo aver analizzato i risultati delle indagini, pubblicati poi sul British Journal of Psychology, sono arrivati ad alcune conclusioni. Innanzitutto affermano che le persone che vivono in luoghi ad alta densità di popolazione, di solito, si sentono meno felici. In secondo luogo, per sentirsi appagati e sereni, devono frequentare delle persone che condividono il loro pensiero: più stretta è la comunicazione, maggiore sembra essere il livello di felicità che si può raggiungere.

I ricercatori sostengono, però, che le persone più intelligenti sono un’eccezione a questa regola. Più alto è il quoziente intellettivo, minore sembra essere il bisogno umano di interagire con gli amici e di ottenere un riconoscimento nel gruppo. Il cervello di una persona con elevate capacità intellettuali funziona infatti in modo diverso e questa differenza include anche l’aspetto della socialità. L’attività sociale per i soggetti con un’intelligenza sopra la media non rappresenta una necessità di vita: le persone intelligenti, di conseguenza, hanno pochi amici ed una piccola cerchia sociale.

La maggior parte dei geni sono solitari; questo in parte è dovuto al fatto che poche persone li capiscono e li accettano, ma per loro questo non è affatto un problema. Al contrario, più si sforzano di socializzare, meno si sentono felici. Le persone intelligenti preferiscono infatti impegnarsi per conseguire importanti risultati a lungo termine piuttosto che per fare amicizia e mantenere in vita i rapporti interpersonali.

La socializzazione rischia di distrarli dall’obiettivo principale e di cancellare la loro armonia interiore: le persone intelligenti hanno quindi pochi amici e solo occasionalmente sentono il bisogno di interagire intimamente con gli altri.

 

(FONTE: Supereva.it)

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I 17 “orrori” grammaticali più frequenti che si leggono sui social

Con la speranza che l’uso corretto della grammatica si diffonda il più possibile, almeno per le regole più semplici di base (lasciamo stare i congiuntivi che la storia si fa lunga)  vi elenchiamo qui di seguito i 17 errori più frequenti che si trovano su internet, a vostro uso o da condividere in caso di necessità:

Ne voglio un po’ si scrive con l’apostrofo, pò non significa nulla e il fiume si scrive Po. Po’ è l’abbreviazione della parola “poco”, l’apostrofo in questo caso è una troncatura.
Si scrive sono d’accordo, e non sono daccordo.
“Qual è” non si apostrofa, rappresenta un troncamento e non un’elisione.
Dopo ogni segno di punteggiatura si inserisce lo spazio. Dopo il punto va la lettera maiuscola. 
I puntini di sospensione sono TRE…
“Su qui e su qua l’accento non va, su lì e su là l’accento ci va.”
Su “va” l’accento non va mai.
“Sta” (si sta bene) e “fa” (mi fa male) non vogliono l’accento.
“Sì” come particella affermativa si accenta sempre.
“Affianco” è la prima persona singolare del presente indicativo del verbo affiancare. Per esprimere qualcosa che è al lato di qualcosa, si scrive “a fianco”.
“Apposto”è la forma del participio passato del verbo apporre (es.: “Ho apposto la mia firma per la petizione”). Se vogliamo intendere “tutto in ordine”, dobbiamo scrivere tutto a posto staccato.
Se invece dobbiamo dire “L’ho fatto apposta” ricordatevi che non si scrive “a posta” staccato come spesso, purtroppo, si legge su facebook (e non perché si rifanno alla lingua antica ormai in disuso, ma solo perché sono ignoranti 😀 )
“Accelerare” si scrive con una sola elle.
“Uscire” è un verbo intransitivo per cui non regge il complemento oggetto. In parole semplici, non puoi “uscire le cose dalla borsa”, ma puoi uscire da un ingorgo o uscire con Lucia. Per cui, “esci le valigie” evitatelo come la peste!
Usare la K al posto della Ch non fa figo, fa “sciatto” 😉
Si scrive “A parte tutto” e non “Apparte tutto”
…Per non parlare di quelli che scrivono “non C’É la posso fare”. NOI non “ce” la possiamo fare!

Una frase ben scritta, in buon italiano è più bella, più comprensibile e darà un’immagine di te migliore. Gli sbrodolamenti di punti di sospensione e punti esclamativi, gli errori gratuiti e sistematici, parleranno di te “male”. Pensaci al tuo prossimo post su Facebook, un secondo di pensiero in più può cambiare completamente la tua immagine online e la tua efficacia comunicativa.

…e ricordati che:

Una virgola salva la vita! “Vado a mangiare nonna” è diverso da “Vado a mangiare, nonna”
…ma anche che:
le persone che vogliono correggere gli errori grammaticali altrui ad ogni costo sono affette da Disturbo Ossessivo Compulsivo 😉
…ma soprattutto:

Da compiangere l’uomo che non sa parlare; da compiangere ancor più quello che non sa tacere. (Arturo Graf, Ecce Homo, 1908)

LEGGI ANCHE:
– I 30 svarioni grammaticali più comuni
– I 18 errori più comuni d’italiano
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Solstizio d’Estate: Stanotte la Luna diventerà “ROSA”

Un evento raro e spettacolare, da seguire con il naso all’insù: oppure per i nottambuli in diretta streaming su Youtube
Ci siamo: tra poche ore sarà il solstizio d’estate. Esattamente alle 00.34 della notte tra oggi, lunedì 20 giugno, e domani, martedì 21 giugno, comincerà la giornata più lunga dell’anno. Da domani in poi le giornate cominceranno di nuovo, senza fretta, ad accorciarsi, fino a toccare l’estremo opposto con la giornata più breve dell’anno, ovvero il solstizio d’inverno, il 21 dicembre. Intanto però il 21 giugno sarà lunghissimo con ben 15 ore e 15 minuti di luce.

Quest’anno il solstizio d’estate però ci offre anche una Luna piena e uno spettacolare fenomeno astronomico, che non potevamo osservare da tempo, la Luna rosa. Ora: non immaginatevi il nostro satellite che diventa rosa come la macchina di Barbie, è un alone rosato delicato quello che circonderà la Luna, ma è comunque molto affascinante da vedere.

La potrete osservare in streaming su Youtube qui sotto – c’è tanto di countdown verso l’ora x:

Tradizione
Il solstizio quest’anno avverrà il 20 giugno alle 22.34 circa. Ecco cosa significava per gli antichi, cosa comporta a livello energetico e come influisce molto sulla nostra alimentazione. Un fenomeno dell’Universo che è stato investito di leggende, miti, sacralità e scienza

Il termine solstizio deriva dal latino solstitium, parola che significa “sole che staziona” o “sole che si ferma” infatti la Terra nel suo moto ellittico attorno al sole raggiunge il punto di declinazione massima nel solstizio d’estate dove per 3 giorni sembra quasi che il sole non si sposti dal suo percorso.

Per l’anno 2016 il solstizio avverrà il 20 giugno alle 22.34 circa. Preparate la legna da ardere e i canestri per la raccolta delle erbe, poiché ora ci avvieremo nella parte più intima del solstizio: la tradizione o cultura.

Si dice (si dice perché io non c’ero e posso esporvi solo ciò che ho appreso attraverso i racconti e gli articoli dal web) che prima del mondo moderno (avete presente quel periodo storico con la rivoluzione industriale, le guerre mondiali, gli esperimenti di Tesla, la teoria della relatività di Einstein, le macchine veloci, Woodstock, i cinema 3D, internet, i cellulari, la champions league, etc?) durante i giorni dal solstizio d’estate, i contadini accendevano falò come segno di purificazione e buon auspicio in omaggio al sole, che dal suo massimo si apprestava a una lunga discesa fino al declino con l’avvento del solstizio d’inverno. Questi sono i giorni della nascita di San Giovanni battista (24 giugno), contrapposto a quel famoso Gesù di Nazareth legato al solstizio d’inverno: la nascita del sole. Come vedremo più avanti, dopo i miti e le leggende, il solstizio estivo e invernale hanno una componente energetica contrapposta e complementare che ci porta dritti, dritti alla macrobiotica.

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La macchina che stira e piega qualsiasi abito in meno di un minuto

“FoldiMate” è un’innovativa macchina che stira e piega da sola camicie, pantaloni e qualsiasi vestito in meno di un minuto: semplice, economica e poco ingombrante, è stata realizzata da una start up di Los Angeles che l’ha già presentata in alcune fiere oltreoceano. Il funzionamento è molto semplice: persino più di lavatrice o lavastoviglie, persino un bambino piccolo potrebbe metterla in funzione. Basta appendere il capo appena lavato, selezionare il tipo di indumento e l’avveniristica macchina super-tecnologica inizierà a lavorare il prodotto con una serie di bracci robotici che in pochi secondi asciugheranno e piegheranno l’indumento molto meglio di quanto non possa fare la migliore mano umana.

Infatti un particolare sistema a vapore, studiato appositamente per “FoldiMate”, eliminerà tutte le piegature e stirerà il capo perfettamente, rinfrescandolo con aromi naturali.

La macchina costerà tra i 600 e i 700 euro, dovrebbe essere disponibile sul mercato internazionale a partire dal 2018, e dal 2017 si potranno fare le prime ordinazioni. Ad oggi si sono registrati in più di 150.000 sul sito ufficiale www.foldimate.com, e con un pagamento di 10 dollari (8,80 euro) si poteva ottenere un diritto di prelazione (con avviso via email) per le prime ordinazioni, che si potranno effettuare a partire dal 2017. Questo diritto era riservato ai primi 1.300 registrati, cifra raggiunta in poche ore.

 

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DIFFICOLTA’ AD ALZARSI LA MATTINA: E’ SINTOMO DI INTELLIGENZA

Una vita trascorsa a sentirsi dare dei pigri e poi si scopre che le difficoltà ad alzarsi il mattino hanno una causa ben diversa: l’intelligenza, almeno secondo i ricercatori dell’università di Madrid.

I quali hanno studiato i ritmi circadiani concentrandosi su quello sonno-veglia. E scoprendo, in base agli studenti osservati, chi va a letto tardi e tardi si alza presenta una maggiore logica di ragionamento e pensieri più strutturati.

Un ritmo che aiuta anche la creatività

Ma non è tutto. C’è anche il fattore creatività, analizzato questa volta dal dipartimento di psicologia dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: i nottambuli che il mattino non metterebbero mai piede fuori dal letto risultano possedere un’immaginazione più sviluppata e capacitò di interpretazione originali.

La ricercatrice: “Migliora certe qualità”

“Moltiplicare le situazioni che deviano dalle abitudini del soggetto”, spiega Marina Giampietro, che dirige i lavori di ricerca, “incoraggia lo sviluppo di un spirito non convenzionale, adatto a trovare soluzioni alternative i problemi che si presentano. Quindi stare in piedi la notte e dormire di giorno, è assolutamente normale e funzionale. Anzi, vivere in questo modo ‘inverso’ potrebbe migliorare certe nostre qualità intrinseche”.

fonte: epicnews.it

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Dieta Plank: da 6 a 9 chili in 2 settimane e ti sistema il metabolismo

La dieta Plank è un sistema di calo ponderale da utilizzare solo per 2 settimane, al termine delle quali si dovrebbe concludere un dimagrimento fino a 9 chilogrammi. Dopo questi 14 giorni, il peso dovrebbe rimanere costante per circa 1 anno, grazie alle modifiche di natura metabolica imposte all’organismo.
Quasi tutti quelli che l’hanno fatta confermano di fatto che la perdita di peso alla fine delle due settimane è reale e che essa si aggira fra i 6 e i 9 chilogrammi persi, in base alla meticolosità con cui si segue la tabella.

La dieta Plank dura 2 settimane, ed attenendosi scrupolosamente alle sue indicazioni si possono perdere fino a 9 chili, ovviamente il rendimento dipende anche dal punto di partenza ed i risultati sono direttamente proporzionali al grado di “sovrappeso” iniziale. Ideale da fare una volta all’anno, al massimo 2, e non di più, per mantenersi in forma.

Una premessa fondamentale prima di iniziare la dieta è stare in buona salute e chiedere consiglio al medico se siete indecisi o se avete qualche problema di salute.

I risultati sono certi, ovviamente non tutti arriveranno a perdere 9 kg in due settimane, c’è chi ne perde solo 5 o 6 o chi ne perde addirittura 10, dipende ovviamente da come seguirete la dieta e dall’attività fisica che svolgerete.

I primi giorni della dieta sono molto ferrei e si basano prevalentemente su proteine e fibre e poco su altri alimenti.

Per ottenere i risultati sperati dovete seguire alla lettera la dieta, quindi se si parla di uovo sodo dovete mangiare uova sode e non uova fritte o frittata.
Come funziona…

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Questa è mia figlia: ha 4 mesi, 2 gambe, 2 braccia, 2 guance paffute e 1 cromosoma in più

Le parole di una mamma di una bimba con la Sindrome di Down
Una mamma con un figlio con la Sindrome di Down, nel corso della sua vita, è costretta ad ascoltare tante frasi superficiali, a volte persino stupide, pronunciate magari da chi dovrebbe mostrarsi più sensibile nei confronti dei bambini con disabilità.

Caroline Boudet, giornalista e mamma di una bimba con la Sindrome di Down, di ritorno da un appuntamento con il medico, presa dallo sconforto per un commento rivolto alla sua bambina ha deciso di condividere alcune osservazioni su Facebook.

Le parole contano

“Questa è la mia bambina: Louise, ha 4 mesi, due gambe, due braccia e un cromosoma in più. Per piacere quando incontrate Louise non chiedete alla sua mamma: “come hai fatto a non scoprirlo durante la gravidanza?” Magari l’hanno fatto e i genitori hanno deciso di tenere il bambino. Oppure non l’hanno fatto ed è già stato abbastanza sorprendente per loro, parlarne ancora, ancora e ancora. Tenete a mente che le mamme hanno la tendenza a sentirsi in colpa per qualsiasi cosa, così pure per un cromosoma a sorpresa. Vi lascio indovinare. Non dite alla sua mamma:  è la tua bambina, non importa com’è. No, è la mia bambina, punto. Inoltre “nonimportacom’è” è davvero un brutto nome. Preferirei chiamarla Louise. Non dire alla sua mamma: “dal momento che è una bimba Down, allora lei sarà…ecc..” No. Lei è una bambina di 4 mesi a cui è capitato di avere la Sindrome di Down. Questo non è ciò che è, è ciò che ha. Non direste: “è una bambina cancro”. Non dire: “sono come questo, sono come quello”. Hanno tutti le loro caratteristiche, il loro carattere, i loro gusti, la loro vita. Sono diversi tra di loro come voi lo siete con i vicini. So che se uno non lo sperimenta non pensa che le parole contino. Possono confortare o ferire. Quindi prestate attenzione, specialmente se siete un medico o un’infermiera. Di solito non rendo il mio stato “pubblico” su Facebook, ma con questo lo farò. Potete leggerlo e condividerlo come volete. Perché ci sono in Francia 500 nuove mamme di Louise che possono avere la giornata rovinata da quel genere di parole. Lo so che non vi è intenzione di ferire di proposito, ma dovete saperlo”.

La Boudet sa che molte persone che pronunciano le frasi che lei ha riportato sono in realtà ben intenzionati e non sanno dire niente di meglio.

“Sei mesi fa ero una di queste persone. Non sapevo della Sindrome di Down prima che Louise nascesse. Magari ho detto anch’io quelle frasi senza rendermi conto di ferire le persone” osserva la donna “ora però so che le parole possono ferire o tirar su. Ho capito che dovevo spiegarlo alle persone. Non potevo semplicemente arrabbiarmi ma spiegare perché quelle parole sono nocive e perché le persone dovrebbero dire le cose in un altro modo”.

La donna si è chiesta come mai anche tante persone che non hanno parenti con la Sindrome di Down hanno condiviso il suo post arrivando alla conclusione che questo era dovuto alla sua sincerità. “Forse perché l’ho scritto con il cuore, forse perché parla delle differenze, ci sono molte persone che sono diverse nella nostra società, quindi magari capita a tutti, o forse perché parla del mio amore di mamma verso mia figlia, o perché parla della colpa che ogni mamma prova”.

La Boudet ha detto di aver ricevuto centinaia di messaggi di sostegno, ma quello che le ha fatto più piacere appartiene a un medico che le ha scritto che il suo post l’ha indotto a usare un linguaggio più appropriato.

 

In tempi in cui ancora si discriminano i ragazzi con la Sindrome di Down perché sono lenti a fare il biglietto in stazione, le parole di questa mamma vanno diffuse perché si abbia maggior consapevolezza.

Cosa ne pensate di questo messaggio?

 

La campagna ‪#‎MyFriendsMyCommunity‬ (I miei amici, la mia comunità) dà voce alle persone con sindrome di down e alle persone che condividono la vita con loro

 

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INTERVISTA A ELEONORA FANI

La prima intervista ufficiale a Eleonora Fani in esclusiva su Rivelazioni.com

Ho deciso di intervistare questa attrice esordiente, che interpreta il ruolo di Lady Airre nel colossal sci-fi Creators – The Past il ruolo di Lady Airre incuriosito dalla sua poliedrica personalità e dal luogo in cui vive, Arianrhod, una casa molto particolare di cui ci siamo già occupati con un articolo su “Rivelazioni” alcuni anni fa. Ci incontriamo proprio in quella casa.

Quando apre la porta rimango sorpreso dal suo aspetto fisico: capelli biondissimi molto lunghi e pelle chiara. Abissale la differenza della sua immagine con quella del personaggio di Lady Airre che si presenta asciutto, slanciato, con la pelle scura e i lunghi capelli neri ed inoltre, in quanto essere alieno, occhi bilobati e orecchie simili a conchiglie.
Deposta la divina solennità Eleonora ci accoglie con un radioso sorriso.

 

Entriamo e ci troviamo in un ambiente a dir poco stupefacente, siamo ad Arianrhod nella “dimora degli Dei”.

Eleonora, la prima cosa che salta agli occhi di te è che sei una vera trasformista… hai tantissime versioni estetiche di te in cui sembri addirittura un’altra persona e ricopri anche moltissimi ruoli professionali. E’ stato difficile interpretare un personaggio così diverso, addirittura un’aliena, dove ovviamente non ci sono modelli di riferimento?
Non ho mai cercato l’identificazione in un’unica personalità, tutti assumono una maschera, quella che reputano più funzionale rispetto al proprio modello di vita ma poi questa diventa la pelle del viso
che limita la loro libertà di sperimentarsi, di crescere e di esprimere ciò che veramente sono.
Noi siamo uno nessuno centomila, come ha scritto il grande Pirandello, e il mestiere dell’attore è sicuramente quello che più mi ha permesso di confrontarmi con la molteplicità delle maschere.
Rispetto alla tua domanda posso dire che mi sono sentita molto a mio agio nel personaggio che ho interpretato, anche perché, avendolo creato come sceneggiatrice, me lo sono disegnato addosso e perciò
mi calza a pennello; e poi, chi non vorrebbe essere una divinità? Direi che non occorrono modelli di riferimento è sufficiente connettersi con la scintilla divina che ci appartiene.
Hai scritto la sceneggiatura e hai recentemente pubblicato un romanzo con la trama di Creators – The Past, vorrei a questo proposito chiederti come ti è venuta questa idea? Ci sono punti in
comune fra le due opere e quali sono le differenze?
Se ti dicessi che la trama è stata suggerita da fonti aliene mi crederesti? La sceneggiatura è nata attraverso l’incontro con Piergiuseppe Zaia  che ne aveva già un’idea embrionale poi sviluppata e arricchita di nuovi elementi grazie ad “incontri” significativi. Il romanzo è più completo: un’attenta analisi della psicologia dei personaggi giustifica ed evidenzia le loro azioni anche sulla base delle differenti storie personali; mi è stata utile la mia formazione professionale di psicologa e psicoterapeuta anche se ora non esercito più perché faccio molte altre cose.
Infatti tu rivesti molti ruoli, ma iniziamo con quello più evidente, quello dell’attrice. Sei protagonista insieme a Jennifer Mischiati; se ho capito bene ci sono due mondi paralleli che si interfacciano con due protagoniste femminili, una per il mondo umano e una per quello alieno… forse con questo volevi evidenziare una superiorità femminile?
Ci sono otto Dèi Creatori, il numero otto è di per sé un numero di rinascita, ha mai fatto caso che i battisteri hanno otto lati? (ndr: anche Arianrhod ha 8 lati) ed è femminile. La bellezza è armonia, equilibrio ed è la qualità femminile che salverà il mondo. È un discorso ampio che viene trattato in modo completo nelle mie pubblicazioni.
Tu non sei  di madrelingua inglese, hai una formazione classica alle spalle e fino al 2014 praticamente non parlavi inglese ma sappiamo che, due anni dopo, hai fatto l’interprete in simultanea sul set durante le riprese con William Shatner e, prima di doppiarti in italiano, hai recitato il tuo intero ruolo in inglese, con un accento perfetto quel tanto che basta per essere un alieno credibile… come hai fatto?

Eleonora mi guarda, sorride e tra il serio e il faceto mi dice in tono confidenziale:
sono una divinità e gli Dèi possono fare tutto
A questo punto, ovviamente, non posso prenderla sul serio e continuo con le mie domande.

Tu sei psicologa, psicoterapeuta, omeopata, ipnositerapeuta, scrittrice e, durante questo film, produttrice cinematografica, sceneggiatrice, attrice e direttore di produzione ed ora ti occupi anche della distribuzione. Ma come fai a tenere insieme tutti questi ruoli?
Non è stata una passeggiata considerando anche la distanza che separa la mia casa dagli uffici della produzione. Faccio da dieci anni 200 km al giorno, ma questa cosa mi ricarica di energia, e questo è stato un elemento determinante. Il mio ruolo richiedeva un trucco prostetico di 8 ore ed una volta terminato, per evitare di rovinarlo, era sconsigliato mangiare, sedersi o andare in bagno, ma dovevo comunque dirigere la produzione, ed è capitato molte volte di finire di girare la mia parte alle 23.00, avere giusto il tempo di lavarmi e dopo solo due ore, spesso l’orario fissato era l’1.00 am, iniziare nuovamente la sessione di trucco prostetico per il giorno seguente. Diciamo che sono dotata di una grande resistenza fisica che mi premette di essere efficiente anche dopo molte ore o giorni in condizioni difficili… Desideri un caffè?
Comprendo che per Eleonora l’intervista sta volgendo al termine; rispondo di sì e lei momentaneamente si sposta in cucina.
Metto a fuoco i particolari dell’ambiente in cui mi trovo, sono circondato dall’azzurro del lago che pare attraversare le grandi arcate di pietra grigia e le bianche svettanti colonne di candido marmo proveniente dalla Grecia, il gorgogliare sommesso dell’acqua di una fontana accompagna i miei pensieri; seduto su un grande divano lungo un lato di un ottagono non posso distogliere lo sguardo da una Gorgone Medusa che nel centro del pavimento pare emergere da un fondo acquoso, mentre dall’alto mi sento osservato da maschere e gargoyle

Comunque, io so perfettamente chi ha progettato questa dimora fantastica… e non sei tu, vero?
Hai perfettamente ragione, questa è opera di mia madre, progetto e varie esecuzioni dal decoro dei pavimenti alle vetrofusioni come la Gorgone e le maschere, i quadri, i mosaici… insomma tutto. Io l’ho aiutata e lei ha aiutato me, si chiama Gea Mizzani Corio ed è l’altra autrice dei miei libri. Noi siamo una famiglia particolare, da generazioni… ma questa è un’altra storia e te la racconterò un’altra volta…
Mi congeda, la chiacchierata è finita, purtroppo non ancora la mia curiosità.
Esco dalla porta fucsia e salgo la scala di pietra verso l’uscita, si apre il cancelletto a fianco del cancello più grande, dove sono impresse a intaglio due grosse pantere che sorreggono una corona al centro, rivedo i
due grandi quadri visti all’interno della casa, con l’immagine di due figure: una che sorregge una pantera e l’altra un leone…

Si, qui è tutto molto strano.

Per conoscere meglio Eleonora…
Il suo website: www.eleonorafani.com

Instagram personale: https://www.instagram.com/fanieleonora/

Instagram ufficiale: https://www.instagram.com/eleonorafani_official/

Curiosi TOP

Perché il tappino della BIC ha un buchino sulla punta?

Tutti noi conosciamo queste penne a sfera ma pochi sanno perché il tappino abbia un buco sulla punta.

Molte persone non ci hanno fatto mai caso, ma questo buchino negli anni ha salvato la vita ad un gran numero di bambini nonché a qualche adulto.

Capita più spesso di quanto possiate immaginare che il tappino venga inghiottito per sbaglio bloccandosi nella trachea. Quel buchino, in questo caso, serve ad evitare il soffocamento facendo passare aria a sufficienza per permettere alla persona di essere portata in ospedale.
Dal blog ufficiale di Bic:
Quante volte da piccoli le vostre mamme vi hanno detto di non mettere in bocca il cappuccio di una penna? Sicuramente tante e non solo per buona educazione o per evitare che il mordicchiare nervosamente una penna diventi un tic sintomo di stress psico-fisico. Il rischio di soffocamento nel caso un bambino ingerisca questo tipo di prodotto è, infatti, molto alto. Anche per questo Bic ha predisposto quel caratteristico forellino sul cappuccio, che tante volte ci hanno detto serva a non far seccare l’inchiostro.
 

Spettacolari TOP

Ballerini di vecchi film che danzano Uptown Funk, un risultato spettacolare!

Un video davvero spettacolare creato dall’appassionato di film d’epoca Michael Binder che ha impiegato molte ore a comporre e ritagliare le scene di ballo più memorabili di 66 vecchi film, per accompagnare il famosissimo brano Uptown Funk. Ballerini del calibro di Shirley Temple o Fred Astaire simpaticamente danzano su sonorità moderne della canzone di Bruno Mars. Spettacolare!!

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Lo spot di Natale: LA BUGIA DEL NONNO

Cosa si inventa il nonno per avere tutti i suoi cari A CASA il giorno di Natale? Una bugia a fin di bene…
Un anziano riceve dai suoi tre figli dei biglietti d’auguri con la triste notizia che nessuno di loro potrà essere presente per le feste di Natale. Cosa fa il nonnino a questo punto? Invia dei telegrammi ai suoi figli annunciando la sua morte. Ovviamente tutti i suoi figli si precipitano a casa sua, abbandonando tutti gli impegni. Al loro arrivo, il papà li lascia a bocca aperta e giustifica la sua bugia: “Come altro sarei potuto riuscire ad avervi qui tutti insieme?”. Il perdono gli viene concesso in un attimo, tra lacrime, abbracci e brindisi.

Questo è lo spot pubblicitario della catena di supermercati tedesca Edeka, realizzato per il Natale 2015.

 

LA MUSICA UTILIZZATA PER LO SPOT LA TROVATE QUI:

 

 

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Lo spot di Natale strappalacrime della “Fabbrica dei Manichini”

In vista delle festività natalizie, ecco la storia animata di Justino, impiegato ricco di immaginazione che combatte la sua solitudine facendo rivivere, per gli altri colleghi, i manichini dell’azienda. Preso dal suo desiderio di donare finisce però per trascurare se stesso ma, proprio come in una favola, alla fine tutto tornerà a suo favore.

La magia della Fabbrica dei Manichini, la pubblicità spagnola della Loteria de Navidad (lotteria di Natale), in questi giorni si sta contendendo la palma dello spot “strappa lacrime” con quello de L’uomo che vive sulla Luna realizzato per John Lewis e in poche ore è già diventato virale.

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Lo spot natalizio 2015 dei magazzini Sainsbury’s

Per il suo spot natalizio, la catena di supermercati Sainsbury’s ha resuscitato il personaggio della gatta Mog creandone una versione animata. Nello spot la gatta Mog vive con il signore e la signora Thomas, e i loro due figli.
Mog appicca involontariamente un incendio in casa della sua famiglia, ma sempre accidentalmente riesce a chiamare i pompieri, e viene acclamata come eroina per aver salvato i suoi padroni, che celebrano il Natale con i vicini e la premiano con un uovo (il suo cibo preferito).

Mog è la gatta protagonista di una serie di libri per bambini scritti da Judith Kerr. In ogni libro Mog si mette in qualche modo nei guai. La stessa Judith Kerr compare nello spot, come una dei vicini della famiglia Thomas.
Lo spot è per pubblicizzare l’uscita di un nuovo libro su Mog: “Mog’s Christmas Calamity”, i cui proventi andranno interamente a Save The Children.

Qui trovi un altro spot dei magazzini Sainsbury sull’armistizio di Natale

 

 

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Il commovente spot di Natale del nonno che vive sulla luna

Neanche la Luna è troppo lontana quando desiderate stare con qualcuno.
Una bambina osservando la luna da un telescopio scopre che sul satellite vive, da solo, un uomo anziano. Lily, questo il nome della protagonista, cerca di fare di tutto per farsi vedere dall’uomo, il quale, ovviamente, non può, perché troppo lontano. Si sbraccia, cerca di salutarlo, di spedirgli una lettera, ma niente. Lui non può accorgersi della sua presenza.

L’anziano, nel frattempo, osserva la terra con aria malinconica, la stessa aria malinconica che probabilmente hanno tutti coloro che osservano “il mondo esterno” sentendosi soli.

Poi arriva il Natale, e finalmente Lily ha un’idea. Mandare sulla luna un pacchetto regalo attaccato a dei palloncini. Il regalo si rivela essere un telescopio, grazie al quale lui potrà finalmente accorgersi della sua presenza, ed essere, così, meno solo.

Il video di Natale della John Lewis è un appuntamento con le emozioni. Ogni anno la catena di grandi magazini inglese realizza uno spot commovente, una storia ricamata sui buoni sentimenti, la generosità d’animo e l’altruismo. Vi ricordate lo spot del pinguino dell’anno scorso? Quella di quest’anno racconta di una bambina e il suo telescopio, la scoperta di un uomo che vive sulla Luna, una metafora dell’isolamento e della solitudine. E lo sforzo, premiato da una lacrima di gioia, per annullare le distanze e restituire il sorriso a chi l’aveva perduto.

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Lo spot di Natale che ha commosso il mondo.

Come ogni anno per Natale i grandi magazzini inglesi John Lewis hanno realizzato uno spot che punta dritto al cuore. Protagonisti del tenero filmato un bambino e un pinguino di nome Monty. La storia è un concentrato di emozioni che veicola un messaggio preciso: “Date a qualcuno il Natale che ha sempre sognato” .
Il video è stato realizzato con la tecnica CGI dalla casa di post-produzione britannica MPC, che si è occupata dell’animazione di film come Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie e World War Z per un costo superiore al milione di euro. I movimenti di Monty sono stati riprodotti studiando quello dei pinguini: per esempio la scena in cui Monty gioca coi Lego è stata ricreata sul filmato di un pinguino che costruisce il nido.

Gli short movies Natalizi stanno diventando dei veri e propri gioielli cinematografici, attesi dal grande pubblico e apprezzatissimi dalla critica. Lo spot di Natale realizzato dai magazzini Sainsbury sull’armistizio di Natale, uscito pochi giorni fa, è destinato a fare ancora più successo di questo del bambino e del pinguino.

TOP Trucchi in Cucina

La Cheesecake Con Soli 3 Ingredienti Che Sta Facendo Impazzire Il Mondo

Una variante giapponese della famosa cheesecake americana. Questa ricetta deve il suo successo alla sua semplicità, bastano solo tre ingredienti:
tre uova, 120 grammi di cioccolato bianco e 120 grammi di Philadelphia.
PREPARAZIONE
Separare gli albumi dai tuorli e mettere gli albumi in frigorifero. Preriscaldare il forno a 170 gradi per 6 minuti e nel frattempo sciogliere il cioccolato bianco a bagnomaria. Montare a neve gli albumi ben freddi con un mixer elettrico finché non diventano densi e schiumosi. Quando il cioccolato bianco è fuso completamente, mescolarlo finché non diventa una crema e poi unirlo con  il Philadelphia e i tuorli.  Infine aggiungere  l’albume montato.
Oliare la carta forno e rivestire un recipiente di vetro assicurandosi che la carta sia alta 15 centimetri.
Versare l’impasto nel recipiente e posarlo su una teglia da forno ricoperta di acqua bollente.
Infornare il preparato e lasciarlo cuocere per 15 minuti a 170 gradi, poi abbassare la temperatura a 160 gradi e lasciare ancora per 15 minuti.
Spegnere il forno e lasciare che la torta si cuocia con il calore residuo per altri per altri 15 minuti.
Far raffreddare la torta al formaggio e poi cospargerla con zucchero a velo.

 

Per chi volesse vedere la versione del video in giapponese, eccolo qui: